Avete presente la bruttissima sensazione di quando sentite squillare il cellulare, in un orario un po’ insolito, lo prendete in mano con sospetto quasi fosse una bomba pronta ad esplodere e nel momento in cui leggete il nome di chi vi sta chiamando vi scorrono davanti agli occhi tutte le tragedie del mondo e le gambe iniziano a tremarvi, come pure la vostra voce mentre dite “Pronto, dimmi?!”.
Beh, questa sensazione l’ho provata nel mese di dicembre 2016, quando in un insolito pomeriggio, dove stranamente (e fortunatamente!) mio marito era tornato a casa per la pausa pranzo, poco dopo le 14.00 mi suona il cellulare e leggo sul display “Asilo”.
Mi sono subito insospettita per l’orario, poiché di lì a poco sarei dovuta andare a prendere Luca ed Elena.
Poi il sospetto è diventato certezza sentendo il tono e le parole della direttrice, che esordisce assicurando che non era successo nulla di grave, ma che la loro prassi in quei casi era di chiamare i genitori in modo che valutassero loro se portare o meno il bambino al pronto soccorso.
Bene (ma non benissimo!), ha usato il maschile, quindi si tratta di Luca…ma ha anche aggiunto le parole pronto soccorso.
Cosa diavolo gli sarà successo?!
Mi dice che dopo il pranzo Luca non è andato a fare la nanna come suo solito, quindi è rimasto in classe con i bimbi mezzani e grandi per fare dei lavoretti. E, ad un certo punto, non si sa se è stato spinto o se ha inciampato da solo, è andato a sbattere la testa proprio contro lo spigolo del tavolo della maestra e gli è uscito “un po’ di sangue”.
La direttrice mi dice che lo hanno subito portato in bagno per lavarlo e medicarlo, ma che dovevamo andare a prenderlo per valutare noi se portarlo al pronto soccorso per maggiore sicurezza.
Considerando che di li a poco sarei dovuta andare a prendere anche Elena e che in quel momento Alessandro stava facendo il suo pisolino pomeridiano, dico alla direttrice che avrei mandato mio marito a prendere Luca e se, per favore, mi faceva preparare anche Elena in modo da non dovermi poi destreggiare in numeri da circo subito dopo con Alessandro che dormiva e Luca infortunato non so come.
Ecco che arriva mio marito e parcheggia la macchina in garage; Elena scende per prima dalla macchina e subito mi dice “Mamma, Luca si è fatto male! Il sangue!”.
Vado ad aprire la portiera di Luca e lui è li immobile nel suo seggiolino, bianco cadaverico, con gli occhi pieni di lacrime e un cerotto proprio in mezzo alla fronte tra le due sopracciglia (che però non riesce a contenere il sangue che sta ancora uscendo).
Nel frattempo mio marito mi da un sacchetto con dentro il grembiule di Luca che (un volta) era verde, ma ora lo era solo per metà, perché davanti era quasi completamente sporco di sangue (cosa che mi ha fatto perdere circa sei anni di vita in un secondo)!
Con molta (molto apparente) calma chiedo a Luca come sta e com’è successo il tutto: lui mi dice che stava andando al tavolo della maestre ed è scivolato su un pastello che era per terra; che la Vale (una delle due maestre della sua classe) si è spaventata e ha chiamato subito la Betty, così poi lo hanno portato in bagno per lavarlo e gli hanno messo il cerotto.
Saliamo tutti in casa.
Alessandro sta ancora dormendo per fortuna, visto che era in fase della mammite acuta e voleva sempre stare in braccio a me!
Elena segue preoccupatissima Luca e lui trema ancora per lo spavento.
Preparo subito l’acqua nella vasca in modo da poter fare un bel bagno caldo a Luca e farlo rilassare un pochino, visto che non vuole che né io né il papà gli togliamo il cerotto per vedere la ferita.
Dopo il bagno riusciamo a convincerlo e vediamo che la ferita non è grandissima, ma avendo sbattuto proprio contro lo spigolo del tavolo, è abbastanza profonda e gli ha provocato un buco (con la carne ancora attaccata e penzolante).
Appena menzioniamo il pronto soccorso Luca inizia a piangere dicendo che non vuole andare, perché non vuole che il dottore lo tocchi e gli faccia male.
Così arriviamo ad un compromesso.
Se si fosse fatto medicare bene da mamma e papà, in modo da evitare che il sangue continuasse ad uscire, non lo avremmo portato al pronto soccorso. In caso contrario non ci sarebbe stata alternativa.
Così Stefano ed io di trasformiamo nel Dottor Shepherd e nella Dottoressa Grey (magari!) e iniziamo la medicazione…che fortunatamente ha poi avuto successo.
I giorni successivi abbiamo tenuto Luca a casa dall’asilo per evitare che giocando con gli altri bambini facesse riaprire la ferita.
A casa è stato bravissimo: si faceva fare ogni giorno le medicazioni senza mai lamentarsi, anzi, se mi dimenticavo di qualcosa era lui a ricordamela!
La settimana successiva ha partecipato alla recita di Natale dell’asilo, con il suo bel cerottone in mezzo alla fronte.
In conclusione: ora quando mi suona il cellulare e leggo il numero dell’asilo o della scuola mi salgono i brividi ogni volta!
E’ capitato anche a voi qualche episodio simile?
Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!