Cadere a terra, a volte in modo quasi comico in stile Paperissima, non è mai una cosa entusiasmante, quantomeno per chi cade. E cadere a terra quando si è in gravidanza è la cosa più brutta che possa capitare ad una donna. Per me è stato così e non lo auguro davvero a nessuna!
L’Epifania aveva portato via tutte le festività e io avevo già in mente tutti i preparativi per festeggiare il terzo compleanno di Luca.
Era notte fonda, Luca ed Elena dormivano nei loro lettini in cameretta e Stefano ed io, incinta di Alessandro al settimo mese, nella nostra camera. Ad un certo punto sentiamo un rumore fortissimo ed Elena che si mette a piangere disperatamente: Stefano subito corre in cameretta a vedere cosa è successo ed io, lenta come un bradipo, cerco di alzarmi per andare a vedere come sta Elena.
Non l’avessi mai fatto!
Nella fretta, non mi sono ricordata di indossare le ciabatte e scivolo, cadendo a terra come un sacco di patate.
In quella frazione di secondo in cui mi sono accorta che stavo cadendo pancia avanti, sono riuscita, in qualche modo, a girarmi su un fianco, così da non battere a terra il pancione, ma ho dato una bella botta di testa al pavimento.
A quel punto Stefano non sapeva più chi soccorrere per prima: la figlia che perdeva sangue dalla bocca, o la moglie incinta?!?
Dopo aver ripreso in mano la situazione, tenendo in braccio Elena e aiutando me ad alzarmi da terra (Luca in tutto questo trambusto non si è accorto di nulla, né delle urla, né delle luci accese, e ha continuato a dormire beato nel suo lettino!), Stefano ha controllato bene la bocca di Elena, pulendola dal sangue e costatando che alla fine non si era fatta nulla di grave: un piccolo taglio sul labbro, che ovviamente si era gonfiato un po’ e tanto spavento.
Il dramma però era passato a me.
A parte il gran male alla testa per la botta data sul pavimento, il bimbo nel mio pancione non si muoveva più come suo solito ed erano iniziate le contrazioni.
Ma era decisamente troppo presto per nascere!
Così, dopo aver chiamato mia mamma per farle accudire Luca ed Elena, Stefano ed io ci mettiamo in macchina in direzione del pronto soccorso di Monza (che fortunatamente ha anche un pronto soccorso Ostetrico).
Dopo aver fatto l’accettazione e la visita dal medico per la botta alla testa, iniziano a fare tutti gli accertamenti per il mio pancione: visita ostetrica, ecografia, monitoraggio e flebo per calmare le contrazioni. Dopo aver trascorso mezza giornata al pronto soccorso, per fortuna la diagnosi è stata positiva: mamma a riposo e il bambino stava bene, si era solo spaventato anche lui a causa della caduta e per questo motivo si era anche girato mettendosi in posizione podalica.
Ecco, rassicurata da una parte, ma allo stesso tempo spaventata dall’atra.
Un bambino in posizione podalica significa cesareo per farlo nascere!
E io non volevo assolutamente subire un cesareo per far nascere il mio terzo figlio: non volevo perdere la possibilità di provare finalmente un parto in acqua e soprattutto non volevo veder nascere il mio terzo figlio senza mio marito al mio fianco. Così ho iniziato a documentarmi su tutti i metodi per far cambiare la posizione ad un bambino ancora in pancia: ero disposta a tutto, anche se ero spaventata al solo pensiero.
Per fortuna poi non è stato necessario fare nulla, perché dopo una settimana, il bambino si è girato spontaneamente tornando in posizione cefalica…anche se alla fine ha comunque deciso di nascere con diciassette giorni di anticipo rispetto alla data presunta del parto!
Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!