Come da tradizione, nell’ultimo giovedì del mese di gennaio, si bruciano la Giubiana e il Gianè e poi si mangia un bel risotto con zafferano e luganega.
Ma chi era la Giubiana?
La leggenda narra di una strega che viveva nei boschi e che di notte si spostava di albero in albero grazie alle sue lunghe gambe, bardate da calze rosse.
La strega controllava dall’alto il suo territorio alla ricerca di persone da spaventare e, in particolar modo, di bambini, che era solita mangiare proprio l’ultimo giovedì di gennaio.
Una mamma, nel tentativo di salvare il proprio figlio, ebbe l’idea di preparare un gran pentolone di risotto con lo zafferano, a cui aggiunse della salsiccia (luganega), nella speranza che la vecchia strega avrebbe gradito la carne tenera di un porcellino, risparmiando così il suo bambino.
Mise poi la pentola sulla finestra.
Il profumo delizioso attirò l’attenzione della Giubiana che si precipitò a mangiare il risotto e continuò a mangiarlo tutta la notte, senza accorgersi che stava ormai per sorgere il sole.
E visto che le streghe non possono vivere alla luce del sole, non appena un raggio di sole la illuminò, divampò in un grande rogo.
Perché viene messa sul rogo ogni anno?
I fantocci della Giubiana e del Gianè rappresentano tutti i mali dell’inverno e dell’anno appena passato.
Praticamente vengono messi al rogo come buon auspicio per il nuovo anno.
La tradizione tramandata nel tempo in Brianza
Qui in Brianza dove abitiamo noi, nelle scuole viene ancora ricordata questa tradizione e, soprattutto nelle scuole dell’infanzia, viene ancora fatto il falò per bruciare i due fantocci preparati dai bambini e poi viene mangiato il risotto giallo con la luganega.
Durante il falò i bambini fanno tantissimo rumore utilizzando tamburelli, campanelle, pentole e coperchi sbattuti; c’è chi grida alla Giubiana e al Gianè “Brucia! Brucia! Brucia!” e chi canta la tradizionale canzone in dialetto:
“La Giubiana e’l Gianè van in lecc cun frecc i pè, quand el suna mezanot hien su a mangia ul risot.
La Giubiana la va a spass, tuta bruta cui margasc.
Tuta la gent la ga va a drè chi pica i padei chi pica i pè.
E quand la riva in piaza gronda tut ga fan festa grande.
E per finila in alegria briisan lè e la stregoneria.”
Su dai, raccontatemi, anche nella vostra città fate il rogo per la Giubiana e il Gianè?
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Finito….Grazie di aver letto i miei appunti, FEDERICA!